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Immagine del redattoreValerio Manisi

20 maggio 2020 – Ricordando Mauro Del Giudice


Oggi vorrei ricordare, in modo abbastanza inusuale, un personaggio importante della storia italiana: Mauro Del Giudice.

Anche lui pugliese come me, oggi quasi del tutto dimenticato, fu determinante per le indagini rivolte al delitto Matteotti. Insieme a lui, il giudice Umberto Guglielmo Tancredi; poco si legge di Tancredi, a parte il fatto che era notoriamente di orientamento fascista. In qualche modo, sorvolò la sua posizione politica per aiutare Del Giudice nello svelare la realtà dell’accaduto.

Del Giudice si batté tutta la vita per l'indipendenza della magistratura giudiziaria, qualcosa che crea polemiche e perplessità ancora oggi. In riferimento a questo, Mauro Del Giudice (Rodi Garganico, 20 maggio 1857), giurista e magistrato italiano, stava riportando alla luce ogni verità sul caso Matteotti. Ogni alto e basso personaggio del Fascismo, Mussolini compreso, grazie a Del Giudice, erano ad un passo dalle sbarre; e se non così vicini all'incarcerazione, sicuramente prossimi alla certa incriminazione. Poi, però, come storia ci ha raccontato, la vile mossa fascista, fece sì che a Del Giudice venisse rimossa l’istruttoria. Mussolini, infatti, e tutto il gruppo che organizzò il delitto (il “memoriale Rossi” insegna), riuscì a far emergere il nome di Emilio De Bono, suo fidato, pianificatore del delitto Matteotti, senatore, attivista fascista e maresciallo d'Italia membro del “Gran Consiglio del Fascismo”, tramite una denuncia per “complicità e favoreggiamento in una serie di delitti politici” … compreso quello Matteotti. L’istruttoria poté così passare alla “Commissione istruttoria del Senato”, e a Mussolini la possibilità di poterla gestire e affossarla a suo piacimento. Anche in questo caso, oltretutto, il Duce si dimostrò vigliacco (due volte): nel tentativo di affossare la realtà sui mandanti, e nel far accusare un suo fedelissimo, anziché pagare di persona.

Così, come fu per Cesare Mori, detto “il prefetto di ferro”, che fu sollevato di grado per evitare che ulteriormente venisse fuori quanto la mafia in Sicilia fosse profondamente radicata e finanziatrice del fascismo, Del Giudice, fu “rimosso per promozione”, e costretto a lasciare il suo ufficio romano per partire alla volta di Catania. Facile dedurre quindi, che la codardia del Fascismo non faceva altro che uccidere gli avversari politici, e confinare, spostandoli continuamente come pedine, quelli di stato.

Del Giudice nacque il 20 maggio del 1857 a Rodi Garganico, in provincia di Foggia. La sua figura, oggi dimenticata, mi ha sempre interessato e affascinato. Ancor più quando nel film “Il delitto Matteotti” di Florestano Vancini, fu interpretato dall'immenso Vittorio De Sica (Mussolini lo interpretò magistralmente Mario Adorf). Mi piacerebbe scrivere dei racconti che ho pensato, basati sulla sua figura … ci proverò! Intanto oggi, per il suo “163º compleanno”, lo voglio ricordare, affinché la sua storia sia riscoperta e presa da esempio.

La giustizia non deve temere mai nulla. Deve sempre proseguire spedita, anche quando, in qualche modo, poteri, praticamente “solo” inferiori, riescono ad inquinare fatti e responsabilità. Ecco perché la separazione dei poteri è uno dei principi giuridici fondamentali di uno Stato di diritto e della democrazia liberale.


Auguri Mauro Del Giudice



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