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22 maggio 2020 – Ricordando Giacomo Matteotti


Eccolo qui! A pochi giorni del ricordo di Mauro Del Giudice, ricordiamo oggi proprio lui: il primo grande martire dell’idiozia, della codardia mussoliniana e fascista: Giacomo Matteotti (22 maggio 1885, Fratta Polesine).

Fu grande politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario. Matteotti (praticamente) annunciò la sua morte, subito dopo quel celebre discorso alla Camera, durante il quale denunciava la violenta occupazione dei seggi elettorali da parte delle “camicie nere” e dei violenti sicari del Duce, durante le elezioni del 6 aprile 1924, per l'elezione della Camera dei deputati, affinché intimorissero i cittadini e li spingessero a votare per il Partito Nazionale Fascista. Motivo per il quale, sostenere oggi che Mussolini e il fascismo furono eletti “democraticamente”, è un ossimoro allo stato puro.

«Contestiamo in questo luogo, e in tronco, la validità delle elezioni della maggioranza. (...) L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. (...) Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà (...) Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse».

“Io, il mio discorso l'ho fatto” disse poi, il buon Matteotti, uscendo dalla Camera, “ora voi preparate il discorso funebre per me”.

Alla sua continua lotta al fascismo, e al motivo per il quale Mussolini e la sua cricca di vigliacchi (Rossi, Del Bono, Finzi, ecc.) decisero di farlo ammazzare per mano di disgraziati esaltati squadristi come Amerigo Dumini, si univano tutte le eclatanti scoperte fatte da Matteotti in merito alla corruzione del governo, in particolare sulla vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Lo stesso giorno del suo omicidio, infatti, Matteotti era pronto a presentare un nuovo discorso alla Camera, durante il quale avrebbe rivelato le scoperte fatte sullo scandalo finanziario. ove coinvolto era anche Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.

Così, esattamente come fu in grado di togliere l’istruttoria a Del Giudice che stava raggiungendo la conferma di una verità già palese, il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, il paraculo Mussolini si assunse pubblicamente la "responsabilità politica, morale e storica" del clima nel quale l'assassinio si era verificato.

Matteotti, come altri grandi politici, giornalisti e attivisti antifascisti dell’epoca, pagò con la vita la vigliacca imposizione mussoliniana. Il 10 giugno del 1924, quei fedeli squadristi del Duce, lo rapirono e, con una violenta e conclusiva pugnalata, provocarono la sua morte. Fu ritrovato mesi dopo, quasi del tutto spezzato in due, in un fosso nella macchia della Quartarella a Riano.

Quella stessa violenza che rendeva forte Mussolini, resta “ad litteram” intrinseca in quel sentimento estremista che tenta di risorgere oggi in svariate forme e denominazioni. Non c’è davvero altro da dire. Non ci sono altre giustificazioni. Sono questi. Sono loro. Sono esattamente quel che non serve al mondo, alla libertà, alla manifestazione di qualsiasi democrazia e pensiero. Sono solo violenza a quattro zampe.


Caro Matteotti: oggi è il tuo 135° compleanno. Voglio ricordare la tua nascita, la tua azione politica, il tuo coraggio. E non la mano che provocò la tua morte.

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